Nell’era dell’innovazione, interrogarsi sulla possibilità di “recuperare” qualcosa sembra piuttosto anacronistico, o al più genuinamente “romantico”. Del resto, se c’è qualcosa che il neoliberismo sembra aver messo definitivamente fuori gioco è la possibilità di adagiarsi sul presente. Figuriamoci guardare al passato per cercare di “recuperarlo”. E, in fondo, siamo noi stessi messi sotto scacco quando proviamo a muovere questa contestazione al nuovo spirito del capitalismo: non eravamo noi che lamentavamo la passività della società industriale, la costrizione dell’operaio entro un eterno presente, determinato dai ritmi e dalle esigenze del capitale, al di là di qualsiasi margine di decisione soggettiva?
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