Recensione al libro di Francesco Dandolo, L’industria in Italia tra crisi e cooperazione. La partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa (1969-85), Bruno Mondadori 2009.
di Andrea Aimar
Il 27 febbraio 1985 sulla «Gazzetta Ufficiale» viene promulgata la cosiddetta legge Marcora, un provvedimento volto a supportare il mondo della cooperazione soprattutto in tema di accesso al credito. Ma la legga Marcora viene ricordata soprattutto per un sua specifica parte, la seconda, che ha come obiettivo dichiarato la «salvaguardia dei livelli occupazionali». Nel dibattito giornalistico del periodo si parla infatti dell’iniziativa come la legge per «le cooperative di cassaintegrati». L’intervento legislativo è stato pensato principalmente per i contesti di crisi aziendali, immaginando la possibilità, e definendone gli strumenti a supporto, del salvataggio d’impresa da parte dei lavoratori costituiti in forma cooperativa.
Giovanni Marcora, politico democristiano appartenuto alla corrente di sinistra “La Base”, è considerato l’ispiratore del recupero d’impresa in Italia. Non fece in tempo a vedere la legge approvata, morì infatti il 5 febbraio 1983. Nei Governi Spadolini I e II (giugno 1981-dicembre 1982) Marcora ha ricoperto la carica di Ministro dell’Industria e in quel frangente pone le basi del provvedimento che vedrà la luce nel 1985. Il primo disegno di legge «Misure a salvaguardia dei livelli di occupazione» viene approvato dal Consiglio dei Ministri nel maggio 1982 ma non riuscì compiere l’iter parlamentare a causa della caduta del governo. Dopo la morte di Marcora due distinte iniziative alla Camera, una comunista e l’altra democristiana, riportano nell’aula la discussione sul recupero d’impresa. Fu infine per opera del ministro socialista Gianni De Michelis (lavoro e previdenza sociale) – in accordo con Pietro Longo (bilancio), Giovanni Goria (tesoro), Renato Altissimo (industria) – se il disegno di legge “Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure a salvaguardia dei livelli di occupazione” fu presentato nell’aprile 1984 per giungere ad approvazione qualche mese dopo.
Il cosidetto «Progetto Marcora», al di là delle vicissitudini nelle aule legislative, è il frutto soprattutto del contesto maturato nel decennio Settanta del secolo scorso.
La ricerca di Francesco Dandolo intitolata L’industria italiana tra crisi e cooperazione. La partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa (1969-1985) [Bruno Mondadori, 2009], offre un importante contributo alla comprensione del clima sociale e politico che ha portato alla legge italiana sul recupero d’impresa che ancora oggi garantisce ai lavoratori di aziende in crisi gli strumenti per salvare il proprio posto di lavoro.
A ottobre nel 1972 viene presentato al Consiglio Europeo la Quinta direttiva della CEE sul tema della cogestione, ispirato al modello tedesco (Mitbestimmung). Sempre in quel decennio si registrano iniziative come quelle del Comitato Bullock in Gran Bretagna e la Commissione Sudreau in Francia. A est il sistema delle autogestioni nella Jugoslavia di Tito alimentava anch’esso il dibattito sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese.
Le motivazioni che spingono Marcora alla fine degli anni Settanta a iniziare la riflessione sul recupero d’impresa sono da ricercare sul piano politico nella volontà di immaginare un modello alternativo alla conflittualità operaia, sul piano economico invece prevale la necessità di fornire risposte alla crisi economica (crisi petrolifere e fase di riorganizzazione del sistema fordista) e in particolare ai lavoratori espulsi dai cicli produttivi. A questo ordine di ragioni ne va aggiunta una terza che faceva riferimento alla volontà di razionalizzare la spesa pubblica in tema di ristrutturazioni aziendali, con il tentativo di ricercare una via “produttiva” al costo della cassa integrazione e di investire in tessuti economici che avessero possibilità di stare sul mercato.
Francesco Dandolo offre nel libro un percorso ragionato degli interventi pubblici che Giovanni Marcora pronuncia a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta sul tema del recupero di impresa e della partecipazione dei lavoratori. Un itinerario che permette di comprendere i principi ispiratori e gli obiettivi da cui scaturirà la legge del 1985. Piero Gobetti, Antonio Gramsci e l’enclica Laborem exercens Giovanni Paolo II rappresentano la (per certi versi curiosa) trinità a cui Marcora si ispira per richiamare all’obiettivo per i lavoratori di passare a una «mentalità di produttori» e classe dirigente abbandonando la prospettiva da subordinati.
Nella lettera di accompagnamento al disegno di legge presentato da Marcora nel maggio 1982 sono condensate le ragioni del provvedimento: far partecipare i lavoratori alla gestione delle imprese, compresa necessità di rivedere la distribuzione dei profitti; razionalizzare il tessuto produttivo della piccole-medie imprese verso cui la legge insisterà per salvare solo quelle ritenute «capaci di riprendersi»; recuperare alla produzione i lavoratori non più utilizzati dalle imprese «sottraendoli all’assistenzialismo senza sbocchi» e non disperdendo così un patrimonio di capacità professionali.
Infine nella visione di Marcora la cooperazione non deve rappresentare un «ruolo di supplenza» in attesa che il capitalismo superi le sue crisi ma l’architrave di una sfida più generale di «un’organica riorganizzazione del tessuto economico (piccole e medie dimensioni) secondo criteri di economicità e di partecipazione dei lavoratori».
Nella ricostruzione storica compiuta di Dandolo emergono alcuni nodi del dibattito che rimangono attuali. La situazione di crisi nel frangente in cui è maturata la Marcora è oggi più che mai un elemento presente, il recupero d’impresa rappresenta, come allora, un tentativo di non disperdere competenze, di salvaguardare tessuti economici locali dall’abbandono. Il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa è una questione apertissima e tutt’altro che risolta, in questo senso pochissimi passi in avanti sono stati fatti. L’elemento “nuovo”, rispetto al dibattito oggetto del libro, delle delocalizzazioni, apre ulteriori scenari di riflessione sul recupero d’impresa. Marcora si preoccupava di supportare il salvataggio di imprese capaci di stare sul mercato, oggi abbondano i casi di realtà produttiva sana che vengono chiuse per ragioni finanziarie e societarie maturate lontano, e con logiche altre, dal luogo del lavoro. Questa problematica investe per intero il discorso sulla qualità e le caratteristiche del mercato, le cui logiche oggi, più di allora, rispondo spesso a criteri lontani dalla tutela del lavoro. Una sfida ulteriore e complicatissima che i casi di recupero d’impresa mettono quotidianamente sotto gli occhi di chi intende osservare senza pregiudizi la realtà economica italiana delle piccole e medie aziende.