Tra le storie di recupero d’impresa italiane, quella della Cooperativa Italiana Pavimenti (CIP) si presta a essere raccontata come un romanzo. Quando un gruppo di ex dipendenti decide di salvare l’azienda in cui lavorava comprandosela e acquisendone la proprietà, c’è sempre quella dose di epica adatta alla narrazione. Ma nel caso della CIP gli itinerari, gli imprevisti e le beffe della vita hanno definito una trama dolce e amarissima al tempo stesso.
L’Intec era un’azienda che produceva sistemi di pavimentazione sopraelevata dal 1992 a Sommariva Bosco, in provincia di Cuneo. Dallo stabilimento uscivano dei pannelli dotati di una struttura sottostante a “piedini” che permette di avere dei pavimenti con spazio sufficiente a far passare cavi, impiantistica di vario tipo o, nel caso, flussi di acqua. Li usano tanto le banche nei loro uffici, gli ospedali e le mense; nelle abitazioni private sono adatti per le terrazze e i giardini.
È un buon settore ma la crisi del 2008 e il conseguente impatto sull’edilizia hanno fatto crollare la richiesta. Alla Intec dove lavorava un centinaio di persone tra commerciali, amministrativi e operai, hanno provato a produrre anche sotto costo per non perdere quote di mercato, ma la situazione non è migliorata. La scarsa liquidità e gli insoluti con alcuni fornitori, complici alcuni investimenti forse troppo avventati e un’amministrazione non proprio impeccabile, hanno presentato il conto.
Con il 2012 la situazione per lo stabilimento di Sommariva Bosco inizia a farsi insostenibile e per lunghi mesi si protrae l’agonia: ad aprile del 2013 viene dichiarato il fallimento.
Nel frattempo la trentina di addetti alle due linee produttive, con il sostegno del liquidatore Andrea Grazzini, si attiva per cercare una soluzione. Uno di loro, Bernardo “Dino” Saglietto, è il più attivo del gruppo e da subito diventa il riferimento per gli altri. Verrebbe da scrivere che Dino è il leader, non fosse che quella parola, pronunciata in una piccola fabbrica immersa nella campagna cuneese, stona. A supportare e consigliare Dino c’è Ornella Catalano, sua moglie. Dopo un colloquio con il suo commercialista, è lei ad andare dai “ragazzi” a lanciare l’idea: “perché non fate una cooperativa?”.